Intervista con Federico Benedetti

Published by Nicolas Ragonneau on

Intervista con  Federico Benedetti, compositore e musicista jazz, specialista di lingua italiana a tempo perso. Questo grande amante di Proust ha appena composto un’opera buffa, Una commedia per Dante , che verrà rappresentata nel sublime Teatro Olimpico di Vicenza il 17 maggio 2021, con la regia di Roberto Recchia (rplica dello spectacolo il 23 maggio 2022). Si potrà in seguito assistere alla rappresentazione registrata sul canale YouTube del Conservatorio Arrigo Pedrollo di Vicenza (conservatoriovicenza) e su quello del Comune di Vicenza.

Anche in ufficio mi sento proust-seguitato : circondato, alle edizioni Assimil, da autori che conoscono benissimo la Recherche. È il caso di Catherine Garnier, la nostra specialista di giapponese, di Juan Córdoba, il nostro ispanista accreditato, del linguista Jean-Charles Beaumont (specialista, tra l’altro, di basco e di québécois). Poi c’è Federico Benedetti, professore di composizione jazz al Conservatorio di Vicenza, autore di italiano, sassofonista, clarinettista, appassionato di archeologia (ha scavato, durante i suoi studi universitari, con il professore di protostoria europea Jean-Paul Demoule) e che va pazzo per la Recherche.

La domanda inevitabile in ognuna delle mie interviste : in quali circostanze hai scoperto e letto la Recherche ?
Dopo un primo incontro banalmente scolastico, in cui Marcel era stupidamente classificato tra gli autori “decadenti” (!), in compagnia di Wilde, Huysmans, D’Annunzio (!!), e una viva curiosità quando ho saputo, giovane cinefilo, che Messaggero d’amore di Joseph Losey era per lui un esercizio preparatorio prima di realizzare il suo sogno di girare la Recherche, ho cominciato la lettura di « Swann » a 23 anni, nel parco di una villa del Cinquecento che un amico ricco aveva appena comprato vicino a Ferrara, la mia città natale, e dove mi trovavo in vacanza : uno scenario che non sarebbe dispiaciuto a Marcel. Naturalmente fu uno choc, l’inizio di un amore (di Swann…) e il resto è seguito subito dopo : non ho staccato per circa un anno. Di fatto, non ho mai staccato !

Quella virgola è già un capolavoro, almeno per me che sono musicista…

L’hai letto in italiano e in francese ?
Solo in francese, poiché vivevo e studiavo a Parigi già da qualche anno. Diverse volte mi è capitato di leggere dei brani in italiano (mia moglie, anche lei piuttosto proustiana, possiede la Recherche in italiano), ma nonostante le ottime traduzioni, non ritrovo la voce di Marcel, e questo mi dà fastidio. Un dettaglio ridicolo, ma al quale sono sensibile : la virgola dopo “ longtemps “ nella prima pagina. Quella virgola è già un capolavoro, almeno per me che sono musicista… Ebbene, in italiano non c’è, per lo meno nelle traduzioni che ho a casa, e mi dà fastidio ! Senza quella sublime respirazione, è solo la storia di un tizio che va a letto presto… Ma questo è il problema di tutte le traduzioni, ovviamente.

La tua proustoteca è notevole. Una stima, in metri lineari ?
Non me l’ero mai chiesto prima che me lo facessi notare tu ! A casa siamo invasi dai libri, al punto che ho organizzato una seconda biblioteca in soffitta ! A braccio : 4 metri ?

Quali sono i tuoi libri preferiti di critica proustiana ?
A dire il vero mi sento più artista che esperto di Proust. Il mio amore per Marcel è più un’affinità tra creatori (lo dico in tutta umiltà…) che un atteggiamento analitico vero e proprio. In generale leggo poco la critica (anche in musica…). In ogni caso mi è piaciuta molto la biografia di Tadié e, anche se probabilmente non piace a tutti, il libro di Deleuze, la cui prospettiva ho trovato originale.

So che hai da poco ricevuto  Les 75 feuillets. Che cosa ne pensi ?
L’ho ricevuto da una settimana e per il momento ci ho dato una scorsa veloce, ma appunto come creatore sono molto riconoscente verso i ricercatori che lavorano alacremente per permetterci di leggere l’immenso lavoro di preparazione di un’opera il cui stato “definitivo” che leggiamo non lo è affatto e che resterà sempre un  work in progress (« concetto », del resto, molto moderno). Spesso leggendo un autore mi chiedo : perché qui ha scritto questo, e non qualcos’altro ? In un quadro : perché questo personaggio nello sfondo ; e nella musica : perché questa frase, questo accordo, e non un altro ? Certamente è perché quando compongo (o scrivo, visto che ho scritto un romanzo, il libretto della mia opera ed altre robette…) ho una certa facilità a “buttar giù” roba al chilometro, ma dopo il lavoro più difficile è cancellare, fare in modo che quell’ammasso grezzo di creazione diventi un’opera appunto, e questa è la cosa più difficile. Si lavora con la gomma tanto quanto con la penna, e creare è scegliere : è decidere, ad ogni bivio, da che parte andare, sapendo che ogni scelta ci porta ad escluderne non una sola, ma tutte quelle che avremmo incontrato lungo l’altra strada che abbiamo scartata… Come in una partita a scacchi, in cui ogni mossa esclude tutte le altre partite possibili. C’è un bel libro di Yves Bonnefoy a questo proposito, L’entroterra… Gli « esquisses » di Proust ci permettono di assistere alla genesi di un’opera, a questo miracolo, cosa molto rara. Stravinsky ha pubblicato, durante la propria vita, il quaderno di preparazione della Sagra della Primavera

Vivi in una città shakespeariana, veneri Cervantes, leggi Proust e hai appena scritto un’opera su Dante.
In fondo sei l’uomo dei classici intramontabili. È il “canone occidentale » di Harold Bloom ! Sì, ho la brutta tendenza a diffidare di ciò che è attuale, come se avessi paura di perdere il mio tempo con ciò che potrebbe essere fatalmente effimero ; o come se dovessi sempre “istruirmi” … I padri fondatori mi rassicurano… È molto edipico, vero ?

Le due “parti” di Proust, le tre di Dante… Si potrebbe dire la stessa cosa delle opere di Beethoven, che Heinrich Schenker ha analizzato in modo “organico” , mostrandone la meticolosa costruzione interna, sviluppata per espansione di un  Ursatz, di un nucleo profondo e spesso nascosto.

A questo proposito, Bloom ha scritto che la Recherche si è innalzata “al livello di un poema cosmologico dantesco o shakespeariano”. Che cosa ne pensi ?
Anche in questo caso, è proprio leggendo i manoscritti e seguendo il travaglio incredibile di montaggio dell’opera che ci si rende conto della preoccupazione di costruire una cattedrale, un’entità organica nella quale ogni elemento è indispensabile al funzionamento dell’insieme, in cui tutto si risponde e si corrisponde in ciò che a giusta ragione si è chiamato un’opera-mondo. Tale nome, tale fiore, tale brano spostato da un libro all’altro per equilibrarne un altro. La Divina Commedia è costruita esattamente così : Dante parla di un microcosmo fiorentino apparentemente piuttosto “provinciale”, a tal punto che si ha talvolta l’impressione che voglia “regolare i propri conti”, e che non veda al di là del proprio naso. E invece è proprio grazie alla sua capacità di trascenderlo che lo trasforma in un’immensa metafora e che ne fa quell’imponente cattedrale universale ed eterna. È ciò che Proust fa del Faubourg St-Germain, della mondanità parigina, un’ambientazione che può certamente irritare chi non vede che quel microcosmo è in realtà un mondo, anzi Il Mondo. Le due “parti” di Proust, le tre di Dante… Si potrebbe dire la stessa cosa delle opere di Beethoven, che Heinrich Schenker ha analizzato in modo “organico” , mostrandone la meticolosa costruzione interna, sviluppata per espansione di un  Ursatz, di un nucleo profondo e spesso nascosto.

Parliamo un po” di quest’opera in omaggio a Dante, nel quadro del 700° anniversario. Si tratta di una commissione pubblica, è così ?
Sì, il Direttore del Conservatorio di Vicenza ha voluto celebrare quest’anniversario molto importante creando un’opera originale, e mi ha chiesto di scrivere qualcosa su testi di Dante. Anche il Conservatorio di Bruxelles è associato a questo progetto, e soltanto cinque conservatori italiani hanno ricevuto il patriocinio del comitato nazionale per il 7° centenario per la qualità dei loro progetti, tra cui Vicenza. La creazione è stata rimandata diverse volte a causa delle restrizioni dovute al Covid, ma alla fine  Una Commedia per Dante sarà oggetto di una registrazione video, con o senza pubblico, il 17 maggio al Teatro Olimpico di Vicenza, un dei più bei teatri del mondo, progettato dal Palladio nel Cinquecento. Il Don Giovanni di Mozart-Losey è stato in parte girato lì !

Come si crea un’opera nel XXI° secolo ? Con che metodologia ?
Accidenti, ancora una domanda difficile ! Non essendo un intellettuale e ancora meno un teorico, parlerò semplicemente di quello che ho fatto… Non volevo né scrivere un’opera “all’antica” (nella tradizione italiana di Verdi, Puccini, Rossini etc.) né un’opera d’avanguardia, insomma né “pro” né “contro” l’opera… In più, sono un musicista di jazz ma non volevo nemmeno scrivere per dei jazzisti, il mio obbiettivo era quello di una “trasversalità” che permettesse a tutto il conservatorio di riconoservisi, classici, jazzisti, etc. Ho scritto dunque una musica composita, ibrida, in cui armonie bien “speziate” come quelle del jazz sono suonate da strumenti della tradizione classica, melodie basate anche su scale orientali o modali vengono cantate da cantanti lirici, e dove ci sono anche percussioni etniche, darbuka, conga, etc. Il risultato è un’opera decisamente “popular”, in un’estetica vagamente postmoderna. Almeno lo spero…  

E il libretto ? È giocato sul substrato musulmano della Divina Commedia, credo ?Tutto è cominciato… con Cervantes ! Leggendo l’opera di un grande critico di Cervantes, Americo Castro, ho scoperto l’importanza del multiculturalismo nella Spagna medievale ( multiculturalismo in gran parte naufragato in seguito, e da cui Cervantes, di famiglia di ebrei convertiti, fu segnato fortemente). La cultura europea è stata molto influenzata dalla Spagna musulmana, a tal punto che una delle opere giovanili di Dante, La Vita Nova, sembra molto ispirata da un autore musulmano andaluso del XI° secolo, Ibn Hazm, che scrisse Il Collare della Colomba, una specie di versione araba de  La Vita Nova ! Nel 1919 Manuel Asin Palacios pubblicò in spagnolo  La Escatologia Musulmana en la Divina Comedia, in cui mostrò che tutta l’architettura de  La Divina Commedia era basata su fonti musulmane, che probabilmente Dante aveva conosciute tramite il suo maestro Brunetto Latini, il quale a sua volta era andato alla corte di Alfonso X a Toledo. Questo re i Spagna, capendo il valore della cultura araba soprattutto in quanto tramite tra la filosofia e la scienza greca e l’Europa, faceva tradurre (spesso da intellettuali ebrei, poiché i cristiani spagnoli erano generalmente poco colti all’epoca) in latino e in castigliano i testi arabi, in gran parte riguardanti Aristotele, Ippocrate, etc. Brunetto Latini aveva certamente conosciuto la cultura araba in quel luogo, e probabilmente partecipato a quello straordinario cantiere di traduzione.

La scoperta di Asin Palacios incontrò l’ostilità della critica dantista dell’epoca (il 600° anniversario fu celebrato in gran pompa dall’Italia fascista, e Dante divenne una gloria nazionale, leggi nazionalista…), ma nel 1949 fu ritrovato nella Biblioteca Vaticana un testo che era sicuramente la fonte di Dante, Il libro della scala di Maometto, e da allora gran parte della ricerca su Dante indaga in quella direzione. Ciò nonostante ho letto recentemente che la stampa italiana ha gridato allo scandalo quando un giornale tedesco ha parlato di quelle influenze su Dante. Evidentemente c’è un grosso divario tra le acquisizioni della critica e la cultura popolare, tanto più che purtroppo il nostro tempo non sembra favorevole al multiculturalismo : la cattedrale di San Petronio a Bologna è sorvegliata in permanenza dalla polizia a causa di un affresco medievale che contiene una rappresentazione di Maometto ispirata dalla La Divina Commedia… Ci sono stati diversi tentativi e minacce di attentati islamisti. È di un grottesco degno di Dante, no ?

Insomma, nella mia opera (Una commedia per Dante), Ibn Hazm arriva da Dante per rivendicare i propri diritti sulla sua opera. Alla fine, e dopo che una serie di personaggi della vita di Dante (il poeta Guido Cavalcanti, la sua “musa” Beatrice…) sono venuti ad accusarlo dei suoi numerosi peccati, Ibn svela la sua vera identità : è il diavolo, e sarà lui a “dettare”  La Divina Commedia, che Dante scriverà per farsi perdonare dai suoi numerosi accusatori. Naturalmente è un’opera buffa… Spero che i miei amici musulmani lo capiranno !

Quali sono state le tue scelte per quanto riguarda l’orchestra, gli strumenti ?
Ho voluto un ensemble leggero, da una parte a causa del numero limitato di prove di cui disponevamo, poi per poter facilmente rappresentare l’opera nelle scuole, etc. poiché questo è previsto. Sono dodici strumenti : un quintetto d’archi (due violini, una viola, un violoncello, un contrabbasso), un quintetto di fiati (flauto, oboe, clarinetto, corno e fagotto) e due percssionisti che hanno un sacco di lavoro poiché devono suonare timpani, darbuka, conga, piatti, campane, nacchere, triangolo etc. etc. I cantanti sono sette : Dante è un tenore, Ibn Hazm un basso, Guido Cavalcanti un baritono, Beatrice un soprano, e tre voci femminili che interpretano tre donne di cui Dante parla nelle sue Rime, e che fanno un po” la parte del coro. È un ensemble ben colorato !

In Italia uno specialista di Dante è un “dantista” (meno soporifico di un’anestesia dal dentista, spero). Se vengo a trovarti in Italia potrò farlo valere come una visita dal dantista ?
Sì ma alla maniera di Boris Vian, sarà “ il blues del dantista “ !

Allora c’è da avere paura!!!

Categories: Entretiens

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